Cerimonia del tè Cha No Yu
Il Cha no yu e l’affascinante arte del tè. Nella mia costante ricerca dell’applicazione pratica del tè nel quotidiano accade che
spesso i clienti diventino,
con le loro domande, fonte di ispirazione ed approfondimento di qualcosa su cui già da tempo meditavo.
Un simpatico signore mi chiedeva se per la cerimonia giapponese del tè Cha no yu esistessero diverse scuole di pensiero
nell’apprendimento di tale arte e cosa è rimasto realmente tradizionale.
Una domanda semplice ma estremamente complessa. Come in tutti i campi la linea della tradizione è fondamentale nella
comprensione dell’innovazione e non sempre è possibile un compromesso anche nella delicata e complessa arte del Cha no
yu essendo a cavallo tra Taoismo e Buddhismo. Questa è una esperienza che ci permette di cogliere l’atmosfera di una intera
civiltà.
Nella foto ho riportato due Chasen, frullino adoperato per mescolare il tè in polvere, matcha, nella cerimonia.
Il primo è scuro perché il legno di bamboo viene affumicato, il secondo è sempre di bamboo ma naturale.
Il primo viene utilizzato nella scuola Omosenke , il secondo nella scuola Urasenke.
Nella prima si mescola il tè senza
produrre la famosa schiuma detta
spuma di giada, nella seconda si.
Entrambe queste scuole sono antiche e
discendono dal primo Maestro del
tè Sen No Rikyu eppure quelle che a noi
possono sembrare sottili differenze
sono in realtà profondissime. Quale
rispecchia realmente l’insegnamento del Maestro e quindi la tradizione? Probabilmente entrambe anche se la
Urasenke sembrerebbe essere più fedele. Ma allora come gettare un salvagente a questo dilemma? In questo caso mi viene da dire
che ognuno deve essere nella libertà di scegliersi il Maestro e la scuola che vuole in quanto un principio è universale
nella cerimonia del tè che è quella di rinsaldare i legami con il passato e di rinnovare ogni volta il mistero dell’ospitalità.
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